La storia che raccontiamo oggi è quella di Alessandra Laterza, una libraia appassionata, che con i suoi libri e le sue attività culturali vuole dare la possibilità al quartiere romano di Tor Bella Monaca e ai suoi abitanti, di essere raccontanti in maniera diversa, di creare momenti di aggregazione positiva, di credere nel bello e nella possibilità di crescere e realizzarsi. Alessandra ci racconta la genesi di questo desiderio, le difficoltà e la gioia del riuscire a donare un sorriso ai più piccoli… e non solo.
Come nasce l’idea della libreria?
La libreria nasce dalla volontà di creare un luogo culturale accogliente per Tor Bella Monaca. Era un luogo che a livello commerciale mancava e mancava un luogo d’aggregazione per le persone che volevano un’iniziativa culturale, una possibilità di accedervi. E così con un’amica abbiamo immaginato questo luogo. In realtà c’è già una nota negativa in questo racconto perché in corso d’opera questa mia amica si ammala e viene a mancare ed è stata una grande battuta d’arresto…però il nostro progetto è andato avanti anche per lei.
A distanza di 15 mesi dall’apertura, la libreria è diventato un posto che offre molte attività, dai più piccoli ai più grandi, spazia per ogni tipo di necessità culturale. Io le chiamo proprio così: necessità. Il martedì e il venerdì è affidato ai bimbi sotto la cura di Valeria Sette che è diplomata all’accademia delle belle arti. Si parte dall’idea di un quadro, si guarda un autore famoso e poi si riproduce il quadro, chiaramente con le modalità dei più piccoli. Il venerdì invece è affidato ai libri. Si parte da una storia che viene raccontata, e poi si passa al laboratorio, in cui si crea qualcosa che ha a che fare proprio con la storia ascoltata. È un momento di divertimento, i bimbi entrano in libreria e si tolgono le scarpe, corrono di qua e di là…si sentono a casa.
Le mamme sono diventate la parte focale di questa realtà perché si è creata una bella squadra di donne che hanno voglia di riscatto per i loro figli e queste attività per loro sono anche arricchimento personale. Con Valeria Sette abbiamo anche immaginato di portare i bambini fuori e da ottobre inizieremo con delle gite fuori dalla libreria, andremo a vedere delle mostre. L’idea è che l’aspetto culturale possa essere vissuto a 360 gradi e quindi provare a fare anche cose diverse. C’è questa forma di comunione che crea questa seconda famiglia nella libreria.
Poi chiaramente c’è un aspetto culturale più alto, dei grandi eventi organizzati, dei grandi autori che hanno partecipato. Cito sempre fra tutti la Cristoforetti. A livello nazionale ne andiamo particolarmente fieri, ed anche per i bambini stessi è stato un evento unico perché hanno toccato con mano qualcosa di veramente spaziale. Poi ci sono stati tanti autori importanti e giornalisti, per dare la possibilità di conoscere davvero quelli che vediamo in tv. L’idea era riuscire a portare qui quello che di solito non arriva.
Una cosa che racconto sempre è che le persone che entrano qui mi dicono “Se non trovo questa cosa, vado a Roma!” ed io rispondo sempre che questa è già Roma. Il problema è che si è perso di vista questo aspetto, ci sentiamo scollati da quella realtà cittadina e della possibilità vera di poter fare le cose. Questo aspetto secondo me va riscoperto anche portando i grandi autori in libreria.
La libreria è in prima linea contro la criminalità e contro quello che è l’aspetto che un po’ ha demonizzato Tor Bella Monaca. Io negli ultimi sedici mesi ho cercato di dare una narrazione nuova di quella che Tor Bella Monaca secondo me dovrebbe essere. Abbiamo fatto incontri con Libera, i ragazzi hanno fatto i campi estivi qui, abbiamo fatto una serie di attività solidali raccontando che cos’è stare insieme e lottare contro la criminalità. Cultura è sinonimo di legalità, di possibilità, di speranza ed è per questo che la libreria si pone accanto a tutte queste iniziative.
Vedi un cambiamento da prima a dopo l’apertura della libreria?
Sicuramente c’è stato. Le persone sono felici di essere raccontate in maniera diversa. In quelle case entra la notizia che c’è la libreria, che si dà la possibilità ai bambini di immaginare “Da ora in poi” (citando il libro di un’amica Katia Proietti). Il da ora in poi lo costruiamo insieme, ognuno nel proprio piccolo, e possiamo farlo partendo anche da una realtà di periferia come Tor Bella Monaca.
La possibilità di riscatto c’è, va costruita, va mantenuta, va allargata a più realtà positive…bisogna unirsi. La forza dello stare insieme è la chiave di lettura giusta, però c’è tanta strada davanti, c’è tanto degrado e abbandono a cui dover far fronte.
Un’altra cosa che mi capita spesso è che quando qualcuno entra mi chiede “Perché un posto così bello a Tor Bella Monaca?” La gente non è più abituata al bello. Quando i bambini vanno via da qui con un quadro dipinto e lo mettono a paragone con quello dell’artista, lo guardano e dicono “il mio è più bello”. Ecco questa volontà, questo spirito di credere in quello che si fa, ce l’hanno i bambini. Noi chiaramente l’abbiamo un po’ messo da parte con l’esperienza della vita, ma anche noi, come i bambini, dovremmo riuscire a coltivare questo fiore che parte dall’asfalto e riesce comunque ad uscire fuori. Ci vuole tanto lavoro, sacrificio ed impegno e volontà di mantenere l’entusiasmo. Certamente si hanno delle battute di arresto, insomma in sedici mesi ne ho viste di tutti i colori, di attacchi, anche personali. Si prova a contrastare quell’aspetto di illegalità che comunque esiste.
Quali sono state le difficoltà che hai incontrato?
In corso d’opera il fatto che Elisa Costanzo, che era la mente culturale di questa iniziativa, sia venuta a mancare è stato un grande dolore ed ha ovviamente rallentato tutto. Poi ho deciso di portare comunque avanti questa iniziativa.
Il mio impegno politico nella zona parte da tanti anni, almeno dieci. Mi sono interrogata tante volte su come potessi portare la sicurezza qui a Tor Bella Monaca. Mi sono concentrata sull’aspetto culturale. La battuta d’arresto ulteriore c’è quando poi i bambini si scontrano con la realtà, perché se il papà è in carcere e la mamma è agli arresti domiciliare non è semplice farli credere in una possibilità nuova. Chiaramente chi nasce e cresce in un modo, non immagina per il figlio un futuro diverso, nella maggior parte dei casi è così. Non ti nego che ci sono stati atti di vessazioni seri che ho denunciato, sono atti intimidatori che hanno creato un minimo di battuta d’arresto. Poi si va avanti, c’è stata un grande solidarietà da parte delle persone, tanta voglia di esserci e quindi si va oltre. C’è troppo altro per fermarsi.
Cos’è che non ti fa mollare?
C’è l’aspetto di chi veramente con te ha imparato a pensare in maniera diversa. Nello specifico c’è la storia di un ragazzino che venne in libreria con la classe e mi disse che lui sapeva bene cosa voleva fare da grande e non gli servono le mie parole ed i miei libri. Io gli dissi di provare ad investire un mese in questa attività, perché ai ragazzi devi dimostrare le cose con i fatti, non solo con le parole. Lui è andato via senza salutarmi. Dopo due, tre giorni entra in libreria, prende un libro, si siede su un divano, riposa il libro, va via e non mi saluta. Tornerà per una settimana finché un giorno mi chiederà se l’ho riconosciuto. Io rispondo di sì, ma che stava ancora a quota 10 e mancavano ancora 20 giorni. Lui si è sentito spiazzato da questa risposta e poi mi ha chiesto se io ci credo davvero a quello che dico. Mi ha detto quello che vuole fare da grande ed a quel punto io gli ho proposto di leggere libri che riguardassero quel settore specifico, perché se davvero si vuole investire sul futuro é bene costruirsi una conoscenza che consenta di poter studiare e fare quello che piace.
Questo ragazzo frequenta ancora la libreria. Io non lo so cosa farà da grande, ma so in cuor mio che ho contribuito a salvarlo. Questo è l’esempio del perché bisognerebbe investire in cultura.
Potrei raccontare poi il nostro capodanno in libreria. Decidemmo con Sant’Egidio di aprire la libreria per il capodanno ed organizzammo una cena per i senza tetto. Quel momento è stato talmente raccontato in tv – infatti si ripeterà anche quest’anno – che da tutta Roma è arrivato di tutto mostrando la solidarietà vera. È stata una serata faticosa ma bellissima.
Un messaggio che vorresti dare a chi ha difficoltà, ma tanto desiderio, di realizzare qualcosa di bello come hai fatto tu?
La difficoltà si superano solo con la volontà. C’è una frase che secondo me è esplicativa di tutto di un autore emergente, Mattei. Lui immagina la sua città da scrittore e dice che “per cambiare il mondo basta togliere la n”. Si capisce dunque che devi trovare il modo, e il modo lo trovi tutti i giorni aprendo la serranda, e dando seguito alle richieste più assurde di libri, proponendo autori famosi e tanto altro ancora.
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Durante l’incontro con Alessandra, ho assistito ad uno degli eventi da lei organizzati in libreria. Era l’evento conclusivo di “Facciamo la cartella”, una campagna nata per raccogliere dei fondi per garantire il diritto allo studio ai bambini di Prima Valle, che dopo lo sgombro dello scorso luglio hanno incontrato grandi difficoltà.
Durante l’evento ho potuto parlare con alcune mamme dei bambini presenti in libreria, e mentre i piccoli giocavano le donne hanno testimoniato quanto siano importati iniziative come queste a Tor Bella Monaca. C’è chi ha definito la libreria “L’isola felice di Tor Bella Monaca”. A sorpresa è stata presente anche Fatima, la mamma del piccolo Rayane – il bambino fotografato con i libri in mano che è diventato un po’ il simbolo di quello sgombro. La mamma mi ha raccontato quanto, seppur con grande difficoltà perché non è semplice ricominciare, vedere che ci sono persone che si preoccupano e si spendono per chi è meno fortunato, è ciò che le dà ancora la speranza di credere in una possibilità per un futuro migliore.
*Sara Fiori