Giordano e Massimo fanno parte dell’associazione ControTempo che hanno creato insieme ad altri sei musicisti: Valentina Del Re (presidente dell’associazione), Eugenio Catone, Stefano Bellu, Giorgio Astrei, Matteo Paris e Daniel Myskiv. L’associazione, stabilita a Frosinone, ha come obiettivo quello di favorire la formazione musicale, con corsi e masterclass di medio ed alto perfezionamento, e di incrementare le rappresentazioni di musica da camera e orchestrali, con l’organizzazione di festival, di incontri musicali mensili e l’avviamento dell’Orchestra Filarmonica di Frosinone.
Quando avete cominciato a praticare la musica e cosa vi ha spinto a farlo?
MASSIMO : Ho iniziato a fare musica perché non ho mai preso in considerazione di fare nient’altro. Ho avuto altri interessi, altre idee, ma non sono mai stati forti quanto la musica. E non è mai stato messo in discussione. Vengo da una famiglia di musicisti, sono sensibile da sempre alla musica. Ritengo che oggi sia fondamentale fare arte, perché viviamo in un’epoca in cui tutto ciò che riguarda l’arte è messo in secondo piano, invece c’è molto più interesse per la superficialità. Per cui è importante far musica, musica vera.
GIORDANO : Avevo il pianoforte a casa, lo suonava mia sorella piccola, ho cominciato a 18 anni e mi son reso conto che mi piaceva suonare, sentivo che ero bravo senza aver progetti concreti ed ho continuato senza neanche aver dubbi. Non ho detto “Adesso faccio musica”, è andato da sè, ho colto le opportunità giuste e mi son ritrovato a suonare tutto il giorno, con piacere, senza neanche rendermene conto. E’ un grande sacrificio perché non esistono vacanze, se devi preparare un concerto, un esame, oltre al lavoro artistico e intellettuale di dover assimilare l’opera, c’è un sacrificio in termini di tempo e di energia su tutte le dimensioni. È come uno sport: non puoi stare 3 giorni fermo se prepari una performance importante.
MASSIMO : Nella musica, ma penso anche nelle altre discipline, bisogna amare l’abnegazione: passi un tot di tempo indefinito in cui lavori tantissimo, prima che il pezzo riesca, può passare tanto tempo prima che tu sia soddisfatto del tuo lavoro.
GIORDANO : Sì! Anche se hai l’impressione che ti viene bene comunque si può sempre migliorare, sono pochissime le volte in cui sei pienamente soddisfatto di te stesso. Io spesso ho l’impressione che non riuscirò mai un pezzo come lo vorrei.
MASSIMO : Io invece dopo un po’ accetto la versione come è, riesco a trovare soddisfazione.
Quali sono le ragioni che vi fanno lavorare nel mondo della musica malgrado le difficoltà ben conosciute? Cosa vi dà forza, motivazione?
MASSIMO : Di difficoltà ce ne sono tante altre oltre a quelle già evocate: trattare con le amministrazioni o i politici che non capiscono l’importanza della musica è una di quelle. Sono pochissimi quelli che vogliono stanziare soldi per questa cosa. E’ un problema. In più c’è scarso interesse da parte di molte persone perché non conoscono la musica, non sono sensibilizzate. Quindi ci sono problemi di natura politica e culturale.
L’associazione che abbiamo fondato nasce in primo luogo da un’amministrazione, quella del comune di Ceccano, che si è fidata di noi e ci ha accolti a braccia aperte. Il sindaco di Ceccano e la sua amministrazione sono stati diversi dagli altri, hanno mostrato un interesse per noi, per i nostri corsi, per la musica. Sono stati disponibili e ci hanno aiutati a livello finanziario e a livello comunicativo. A Ceccano tantissima gente viene ai concerti! Proviamo piacere a vedere che la politica ha ancora un ruolo.
GIORDANO: La musica in questo senso è un fenomeno sociale, anche più di prima! Se ci pensi 200 anni fa uno se voleva sentire musica doveva andare a sentirla dal vivo, adesso la gente può sentirla anche a casa sua, quindi oggi andare a un concerto, spostarsi per sentire musica, ha preso un significato nuovo: è un fenomeno sociale. In questo senso ci sentiamo di avere una responsabilità sociale.
MASSIMO: Per me la risposta è banale: continuo perché mi fa stare bene!
GIORDANO: Secondo me, prima di tutto ci piace perché il musicista passa tutto il suo tempo con dei capolavori dell’umanità e studiandoli siamo in contatto profondo con un modo di pensare e di ragionare bellissimo che hanno avuto i geni della musica. E’ uno dei motivi per cui è difficile lasciare la musica: studiando ti rendi conto di cosa è capace una mente geniale, e come ti puoi avvicinare, suonando, a questa mente che viveva magari tantissimi anni fa. E’ meraviglioso.
L’altro motivo è sociale: non è più come prima, come quando la musica era nuova. Secondo me siamo portatori di una cultura. Se non la suonassimo noi musicisti, scomparirebbe, siamo il ponte tra la l’opera e il pubblico, diventa un dovere sociale trasmetterlo agli altri, è anche in questo modo che sento di avere un ruolo importante. Poi mi rendo conto che la musica classica è una nicchia, e sono contento quando riesco a farla conoscere a chi non la conosce. Ho l’impressione di portare qualcosa alla società.
MASSIMO: La musica è portatrice di sensazioni, viviamo di adrenalina. Il contatto con il pubblico è una cosa fantastica, siamo energia! In un’ora metti in discussione tutto, e per quanto può essere molto stressante e difficile, questa sfida ci piace. La musica è un linguaggio difficile, chiuso, però se è fatto nel modo giusto, ti permette di relazionarti con le persone, a livello universale, anche a chi non conosce bene la musica. Questo dà grande senso a ore di allenamento.
Cosa ha fatto in modo che abbiate creato la vostra associazione, com’è nata l’idea e come siete riusciti a organizzare tutte queste attività?
MASSIMO: La nostra associazione è nata in primo luogo dall’ amicizia. Abbiamo tutti studiato al conservatorio di Frosinone e abbiamo fatto un corso di composizione, ma ci siamo conosciuti non solo grazie al conservatorio, siamo una rete d’amici legati alla musica, e ne condividiamo i valori e il potere sociale.
Quest’amicizia è un motore, ci ha portati a questa situazione magica, anche perché siamo complementari, suoniamo tutti uno strumento diverso, abbiamo un cantante, dei compositori, un clarinettista, una violinista, un violista, tre pianisti, ecc. Questo ci ha dato e ci dà l’opportunità di organizzare tantissime cose, dei concerti interessanti, dei corsi e masterclass che replicheremo quest’estate. L’altro motore è stato il comune di Ceccano che ci ha dato fiducia e aiutato. Conoscevano già Eugenio, uno dei membri fondatori dell’associazione, che è un grande musicista. Se ne sono interessati e si son resi conto della qualità del suo lavoro, della sua professionalità e della sua expertise.
GIORDIANO: Infatti se uno è bravo , viene notato anche in un territorio che raramente scommette così a fondo su progetti stabili per la musica classica, non è automatico che se un comune ha un castello poi ci fa musica classica. Quindi la presenza di Eugenio e l’apertura mentale del sindaco di Ceccano sono stati fondamentali.
Avete altri progetti in mente?
MASSIMO: Sì abbiamo tanti progetti. Per ora siamo giovani, abbiamo cominciato soltanto un anno fa. Quest’anno riorganizzeremo i concerti e le masterclass perché l’anno scorso sono andati molto bene, e vorremo organizzare tante altre attività. Dipende dalle disponibilità. Vogliamo allargarci e lo faremo!
Se doveste dar un consiglio ai giovani che vogliono fare come voi, intraprendere una loro passione, quale sarebbe?
GIORDANO: Per vivere di musica bisogna saper fare tante cose tra cui essere in grado di inventarsi, trovare situazioni in cui poter lavorare, e lavorare bene. È una propria responsabilità: non puoi star a casa a pensare che uno verrà a trovarti a chiederti di suonare. La creazione dell’associazione è una delle manifestazioni della capacità che abbiamo sviluppato per trovarsi opportunità di lavoro.
MASSIMO: Il mondo di lavoro di oggi è molto diverso da prima, è in continua evoluzione, il musicista come l’imprenditore deve saper fare tante cose (per esempio saper vendersi, creare un sito, gestire i social), si deve adattare. Dobbiamo avere competenze extra musicali, anche noi.
GIORDANO: Fare il musicista non è una cosa che si fa da soli. Nonostante si studi da soli, se si vuole fare il musicista si deve aver il supporto di una famiglia almeno all’inizio. Ho amici che non hanno continuato con la musica perché nessuno avrebbe potuto aiutarli. Per questa ragione non è stato strano che si sia formato questo senso di comunità tra di noi. Quando sei musicista, o sei in competizione o sei in comunità…e vedo più persone che trovano successo essendo in collaborazione che in competizione.
MASSIMO : Io direi che per intraprendere bisogna partire dalle piccole realtà locali perché sono quelle che possiamo cambiare nel concreto, da lì in poi l’azione si può allargare.
GIORDANO : Una cosa da tenere in mente è: non solo pensare a come portare le persone alla propria arte, ma anche come portare noi stessi all’arte degli altri. Tanti si chiedono come portare gente al proprio concerto, ma sono i primi a non andare ai concerti degli altri. Non dovrebbe essere così. Se uno pensa solo al suo progetto, sta andando contro l’idea di fondo di promuovere l’arte. È importante andare ai concerti o alle mostre fatte dagli altri e non solo per confrontarsi, ma per supportarsi a vicenda. Siamo musicisti, ma più in generale siamo persone che fanno arte e per supportare l’arte è necessario che ci sia comunità.
*Florence Briot