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LORENZO MARCELLI: professionalità, passione e lavoro di squadra per uno sport inclusivo

Lorenzo Marcelli, giovane, laureato in scienze motorie, due anni fa, insieme a dei suoi colleghi ed amici ha fondato un’associazione, di cui è presidente, 3M Training Lab, composta da professionisti del settore dello sport che si occupano di attività motoria, che la vivono come un grande strumento di inclusione, come una possibilità, per giovani ed anziani di vivere meglio, sia dal punto di vista del benessere fisico che da quello emotivo.

In questa intervista ci racconta le difficoltà di creare una realtà che sia indipendente, l’importanza della professionalità e la bellezza di riuscire a coniugarla con le proprie passioni.

Raccontaci che cos’è e come nasce 3M Training Lab

L’asd 3M Training Lab nasce da un gruppo di amici, studenti universitari di scienze motorie. Ci occupiamo di attività dedicate alla terza età, di varie disfunzioni a livello motorio, della postura e dello stato di benessere delle persone. Svolgiamo molte attività all’interno dei centri anziani e delle case di riposo.

Il nostro gruppo all’inizio era molto piccolo, poi piano piano ha preso più forma. Prima svolgevamo queste attività da soli, per cercare di affermarci da singoli, quando poi abbiamo creato questa associazione abbiamo pensato che insieme sarebbe nato qualcosa di più produttivo.  Abbiamo iniziato a svolgere con dei professori anche dei corsi universitari di formazione che davano l’abilitazione agli studenti per svolgere queste attività. Abbiamo inserito all’interno dello staff alcuni dei ragazzi che con noi facevano i corsi e stiamo continuando questo percorso cercando di coinvolgere tutti quegli studenti che escono dalla facoltà di scienze motorie e che non hanno mai fatto pratica.

Purtroppo infatti uno dei grandi limiti di questa facoltà è che c’è tanta teoria ma poca pratica, per questo motivo noi cerchiamo di coinvolgere i ragazzi all’interno delle strutture nelle quali lavoriamo. Si è creata una sorta di famiglia perché quello che ci interessa è anche creare un clima di lavoro positivo. Sono sempre dell’opinione che se le persone che lavorano con te stanno bene, sono più produttive.

Poi sono nati anche altri progetti con delle società sportive, per offrire i nostri servizi per quanto riguarda la valutazione degli atleti, la loro performance e la postura. Partendo dai più piccoli per arrivare ai più grandi facciamo test di valutazione facendo lo screening di ogni atleta in varie fasi dell’anno.

Stiamo partecipando anche ad un progetto europeo, Stay Sporty, Stay Healthy in cui veniamo a contatto con realtà simili alle nostre di altri paesi, per confrontarci e far nascere nuovi stili di vita salutari e dare sempre più importanza allo sport come strumento di inclusione sociale.

Ci sono state delle difficoltà iniziali? Quali sono state?

Tante. È difficile far capire alle persone quello che facciamo. All’inizio la difficoltà è stata trovare strutture che ci permettessero di svolgere le nostre attività. Ci siamo rimboccati le maniche e siamo andati porta per porta a presentare i nostri progetti e piano piano siamo cresciuti.

Le persone che fanno attività con noi non vogliono più smettere perché hanno capito l’importanza di quello che fanno, si sentono meglio e ne hanno tratto dei benefici. Hanno visto l’impegno e la professionalità che mettiamo.

Le difficoltà ci sono tutt’oggi, perché tante persone arrivate ad una certa età non pensano a fare attività motoria, e con i bambini è ancora peggio. Noi invece cerchiamo di stimolare tutti quanti a fare attività sportiva e a farla in un certo modo, per se stessi. Facciamo sensibilizzazione sui benefici dell’attività motoria sia per quanto riguarda i bambini che per quanto riguarda la terza età: l’attività fisica è efficace sia da un punto di vista fisico che psicologico e sociale. Fare attività con noi diventa anche motivo di stimolo per socializzare ed uscire da casa. Per noi fondamentale è creare un clima sereno. Per chi partecipa è un appuntamento fisso a cui non si vuole rinunciare. Le persone socializzano e stanno bene con gli altri.

Però è difficile far capire ai responsabili l’importanza di quello che facciamo. Lo stesso discorso vale per quanto riguarda le società sportive, perché purtroppo ormai lo sport è diventato tanto business. È un percorso difficile, è un percorso diverso, perché le persone non sono abituate a ragionare in questi termini.

Per fortuna abbiamo ricevuto anche ottime risposte, perché ormai i centri dove facciamo attività sono una decina. Abbiamo relazioni con società sportive, alcune anche abbastanza importanti su Roma.

Io per mentalità non sono uno che si accontenta, cerco sempre qualcosa di più, ma semplicemente perché credo in queste cose, e credo anche che tutto questo possa essere un grande sbocco per i ragazzi che provengono da scienze motorie che nella maggior parte dei casi si trovano usciti dall’università senza avere un lavoro, ma neanche ad avere le competenze specifiche per fare determinate attività. Abbiamo creato una possibilità partendo da zero senza aiuti, senza conoscenze. Da un problema che abbiamo riscontrato abbiamo creato un’opportunità anche per gli altri.

Quale è la vostra visione di sport?

Lo sport è un grande strumento di inclusione sociale e per me è fondamentale che ci sia. Per i bambini è importante per vari motivi: il rispetto delle regole, del gruppo, delle persone adulte che ti fanno fare sport, degli altri. I bambini al giorno d’oggi si isolano dietro gli schermi dei cellulari o delle playstation, invece lo sport è importante per socializzare e stare con gli altri. Poi ovviamente c’è l’aspetto del benessere fisico che migliora sempre la qualità della vita.

Uno su centomila arriva a fare attività sportiva a livello professionistico, ma tutti e centomila devono diventare uomini e donne e noi dobbiamo dare loro gli strumenti per diventare uomini e donne e gli strumenti si danno con il rispetto delle regole, del gruppo, degli adulti.

Per quanto riguarda gli anziani tendono invece a chiudersi, non si sentono più bene, sono spesso soli e non vogliono più uscire. Spingerli a fare attività li fa sentire meglio fisicamente, e quindi già tendono ad avere più sicurezza e si sentono meglio, cominciano a riavere il sorriso, ad uscire di più, incontrano anche altre persone, socializzano e creano dei bei rapporti che li portano anche ad uscire a prescindere dall’attività fisica che si svolge insieme. Dal quel momento sociale e di condivisione dell’attività fisica si creano poi altre dinamiche. Ritrovano quella possibilità di uscire e rapportarsi con gli altri e la qualità della vita cresce, è diversa inevitabilmente.

Tanti si soffermano sul nome del nostro ruolo, per me non è importante: noi facciamo attività fisica, l’importante è come la si fa, quello che si trasmette alle persone. Dovremmo pensare un po’ meno a queste diatribe e un po’ di più a dare un servizio di qualità alle persone.

Quali sono i punti di forza del gruppo?

Sicuramente la professionalità e l’amore che mettiamo in quello che facciamo perché ognuno di noi è contento, è stimolato da quello che fa. Non siamo quelli che timbrano il cartellino e poi non vedono l’ora di tornare a casa. Ci piace fare quello che facciamo. Io dico sempre che per me non è un lavoro, non mi pesa fare quello che faccio, perché lo faccio con passione, quindi è un piacere. Tutto ciò è ovviamente abbinato alla professionalità perché siamo tutte persone che hanno studiato ed hanno un bagaglio importante, quindi possono dare tanto.

Un’altra cosa fondamentale è il clima che si crea. Tra di noi e con gli altri il clima è gioioso, divertente, non c’è l’impressione di dover fare le cose per forza. Questo non significa che non si lavori seriamente, significa però che all’interno del lavoro si riesce a creare un clima sereno, fra lo staff e con chi facciamo attività, perché quella è una cosa fondamentale, altrimenti le persone non ci vogliono neanche venire a fare attività, diventa una cosa pesante.

* Sara Fiori

Italiani bella gente

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