Marta Specchioli, studentessa di Lingue con la passione per la natura, ha finalmente concretizzato il suo sogno: quello di essere un’apicoltrice. Oggi ci racconta il suo amore per le api, come ha fatto a trasformarlo in un lavoro e del perchè non sarebbe potuto accadere altrove se non qui.
Marta, come è nata la passione per l’apicoltura?
Il primo ricordo che mi viene in mente riguardo le api risale a quando ero una bambina, avrò avuto cinque anni. Uno sciame di api si era formato nel nostro giardino, e mentre mio fratello ed io eravamo emozionati nel vedere questo volteggiare di insetti, mia madre era totalmente nel panico: chiama quindi un apicoltore perchè si occupi dello sciame. Appena l’ho visto, nella sua tuta argentata e con il casco in testa, ho pensato che fosse un supereroe! Vederlo trattare le api con tale rispetto e dolcezza mi ha conquistata, e da allora conservo una grande curiosità per il mondo naturale.
Nello specifico, cosa ti affascina delle api ?
La loro stupefacente organizzazione: sono meccanismi così diversi dai nostri, eppure così complessi. Pensa che lo sciame ha senso solo come famiglia, in biologia una configurazione simile viene chiamata super organismo : ossia le api hanno una sorta di “intelligenza collettiva”. Una singola ape mellifera non ha motivo di esistere da sola, e tanto per usare una bellissima metafora, quella piccola ape è una cellula di un unico corpo più grande. Ti porto un altro esempio: l’ape regina, che è l’ape più grande di tutte, non è nata geneticamente diversa, è anzi un’ape comune. Quando lo sciame ha bisogno che si formi una nuova ape regina, viene presa una larva femmina ed è nutrita sempre con pappa reale, che è molto nutriente – per questo cresce così forte. Se l’ape regina muore prima di essere fecondata, quindi prima di lasciare “eredi”, una comune ape operaia viene stimolata a covare, ma può deporre solo uova non fecondate da cui però possono nascere solo maschi. Quindi perché tutto questo affaccendarsi, se alla fine comunque lo sciame – in questi casi – è destinato a morire? E’ talmente forte la loro coesione che, pur di non perdere il patrimonio genetico, le api maschio continueranno a volare e potranno fecondare una regina di una nuova famiglia. Lo trovo meraviglioso, c’è tanto da imparare.
Quando hai deciso di metterti in gioco, di trasformare questa passione in un lavoro?
Le amicizie hanno giocato un ruolo quasi provvidenziale! Un mio amico, infatti, mi aveva informato di un corso professionale per diventare apicoltori. Mi sono detta “perché no?”, e da lì ho cominciato. Ho la fortuna di vivere in campagna, quindi è stato assolutamente possibile. Ho cominciato con poco, solo tre arnie ( casette per le api, nda), ma l’anno prossimo vorrei espandermi e quindi aprire la partita iva: ho intenzione di produrre e vendere almeno dieci casse di miele!
Che tipo di apicoltrice sei?
Al corso ci hanno insegnato che l’apicoltore è un po’ come l’allevatore: deve prendersi cura delle sue api; io sono molto cauta con loro perché ne ho rispetto e voglio che vivano nel modo migliore possibile. Inoltre sono felicissima perché fare l’apicoltrice qui, a casa mia, mi permette di rimanere attaccata alla mia terra. Io e i miei collaboratori teniamo molto alla territorialità, e avere le nostre piccole ma grandi arnie ci rende orgogliosi: non sarebbe potuto accadere da nessuna altra parte.Ho recentemente partecipato al “pranzo della cortesia”, una tradizione locale : anticamente era offerto dal proprietario dei vigneti ai suoi lavoranti, per festeggiare la fine della vendemmia. In questa occasione, i miei amici ed io, ci siamo resi conto di quanto vogliamo bene alla nostra terra e di come questo amore alimenti la nostra passione: ci auguriamo di fare questo per sempre.
Cosa consiglieresti a chi, come te, vuole mettersi in gioco vivendo della propria passione?
Ho due consigli. Il primo riguarda l’approccio mentale: è fondamentale non demordere e credere nella passione che si ha. Il secondo consiglio riguarda invece gli aspetti pratici: cercare associazioni per confrontarsi ed imparare. Infatti, per me è stato fondamentale non solo apprendere le nozioni del corso, ma anche venire a contatto con altri appassionati come me: si è creata una rete di rapporti molto proficua che mi ha spronato ad andare sino in fondo.
Giulia Leonetti