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SOFIA DOMINICI: la ricchezza di donare

Sofia Dominici è una ragazza di Nepi, ha 18 anni ed è molto attiva nel volontariato in due diverse realtà. La prima è YMCA Roma, una associazione che ha come scopo la promozione di attività per i giovani al fine di offrire loro una formazione che possa farli crescere nel Corpo, nella Mente e nello Spirito. Sofia fa parte di YMCA Roma sin da quando era bambina. Oltre a ciò è impegnata da tre anni con Operation Smile, una onlus che si occupa, in maniera gratuita, di svolgere interventi di chirurgia plastica ricostruttiva, con i propri medici ed operatori sanitari, per risolvere le malformazioni cranio-facciali.

È molto legata ad entrambe le realtà, la prima perché l’ha vista crescere, la seconda perché la ha donato un nuovo sorriso e con esso una nuova vita. Sofia infatti, prima di essere una volontaria per Operation Smile, è stata una delle persone che si è sottoposta ad uno dei suoi interventi.

Quella che doveva essere un’intervista in cui Sofia ci avrebbe dovuto raccontare tutto ciò che la spinge ad essere così attiva nel volontariato, è diventata qualcosa di più. Ci ha raccontato anche la sua storia, una storia di forza, di coraggio. Una storia di chi ha paura ma poi riesce a fare tutto, una storia di rinascita, di occhi nuovi, di cicatrici che non sono un ricordo doloroso, ma una testimonianza, che raccontano una lotta ed una vittoria.

La storia di Sofia ci dimostra che, grazie ai rapporti di coloro che sanno amarci davvero, di coloro che vedono le nostre parti più profonde e belle, si può crescere e credere nel mondo, nella bontà, nella condivisione, nell’aiuto.

Raccontaci un po’ chi sei e che cosa fai

Sono Sofia Dominici, ho 18 anni e frequento una facoltà che si chiama “Cooperazione Internazionale e Sviluppo” che mi permetterà di lavorare nell’ambito del volontariato internazionale. Ho scelto questa facoltà proprio perché dal 2016 sono impegnata con l’associazione Operation Smile che mi ha operata al labbro ed al naso per la malformazione che avevo. Al mio risveglio, dopo l’intervento, ho trovato ad assistermi tre ragazze che facevano parte di questa associazione.

In Operation Smile infatti c’è una parte dedicata agli studenti che si occupa di organizzare eventi per la raccolta fondi per fare in modo che i bambini possano essere operati. Un altro ruolo degli studenti volontari è quello di supportare i bambini, i pazienti, prima e dopo gli interventi.

Così, dopo il 15 ottobre del 2015, giorno in cui sono stata operata ed ho trovato ad assistermi queste ragazze, mi sono subito informata ed una settimana dopo già ero alla prima riunione. E da lì è scoccato l’amore, perché da quel momento in poi non ho saltato neanche una riunione, ho sempre partecipato agli eventi, a tutto quello che organizzava Operation Smile.

Mi sono resa conto che andando ai Week And clinc – ovvero i week and in cui i pazienti vengono operati – parlando con i pazienti di quello che hanno vissuto, di come l’hanno vissuto, oppure parlando con i genitori dei bambini piccoli, sento tutto il loro affetto. Mi ringraziano sempre infinitamente. Per esempio di recente ho avuto modo di parlare molto con la mamma di una ragazza di 14 anni che mi ha raccontato che sua figlia, come me, è stata molto bullizzata. Io le ho raccontato come l’ho vissuta io, le ho raccontato la mia esperienza, e lei mi ha detto che le stavo trasmettendo molta energia, la stavo aiutando tantissimo e la stavo risollevando. Questo per quanto riguarda genitori ed adulti. Ci sono anche dei pazienti più grandi, diciottenni, che mi raccontano come l’hanno vissuta, ed anche coloro che non hanno subito atti di bullismo, dopo che io racconto loro le mie esperienze, si sentono più sollevati perché forse capiscono di poter vivere la loro situazione più serenamente. Molto spesso, bastano anche delle semplici parole di conforto.

Tu come hai fatto? Come hai trovato la forza? Ti sei trovata a subire atti di bullismo?

Dalle elementari fino al terzo anno di liceo sono stata bullizzata. Alle elementari mi hanno chiamato in tutti i modi. Io sono nata con una sindrome che comporta una malformazione facciale, qui se vedi ho delle cicatrici, sono nata con delle ferite aperte, come se non avessi uno strato di pelle. Sono nata con il naso a patata, con una gobbetta che mi teneva tirato un po’ su il labbro. Il primo intervento l’ho fatto a un anno e mezzo e poi di seguito ho fatto vari ritocchi, ma nessuno ha saputo completare tutto il mio difetto. Dalle elementari aspettavo un intervento definitivo solo che questa chiamata non arrivava mai e nel frattempo venivo bullizzata. Alla fine delle medie e all’inizio del liceo hanno iniziato a bullizzarmi anche sui social, scrivendomi cose orribili e augurandomi addirittura la morte. Poi al terzo anno di liceo mi hanno bullizzato anche per un altro motivo, ed anche lì mi hanno detto cose orribili e minacce.

Ho avuto in primis l’appoggio della mia famiglia che mi ha sempre supportato sin da piccola, poi tutto quello che ho vissuto mi ha creato uno scudo per affrontare molte cose, tant’è che poi io al terzo anno di liceo, quando ho subito l’ultimo atto di bullismo, ero indecisa se cambiare classe o cambiare scuola, e dopo non essere andata a scuola per una settimana, ho capito che se avessi cambiato scuola gliela avrei data vinta ai bulli, cambiando classe no, anche se comunque non è stato facile.

Fortunatamente le ragazze della nuova classe sono state intelligenti e non mi hanno giudicata senza prima conoscermi.

Dopo l’operazione invece?

Dopo che sono stata operata ho iniziato a vedere il mondo in un’altra maniera. Prima non lo vedevo così luminoso come lo vedo adesso. Se le persone mi guardavano male per la mia malformazione, ci rimanevo molto male perché sapevo che la gente mi guardava male per quello, ed era una sofferenza, anche se non lo facevo molto vedere ai miei genitori perché non volevo farli soffrire.

Invece dopo il mio intervento ho iniziato a vedere il mondo in un altro modo perché quando vedo che la gente mi guarda penso che sia curiosità di conoscere la storia di quelle cicatrici, mentre prima mi sentivo molto di più una tristezza addosso quando lo facevano, anche se magari anche prima era per una curiosità.

Dopo l’operazione come ho detto sono entrata in Operation Smile, parlo con i genitori, i ragazzi, e questa cosa mi aiuta molto a parlare di tutto quello che ho vissuto, tant’è che oggi vado anche nelle scuole a raccontare la mia testimonianza e cosa faccio con Operation Smile.

Per quanto riguarda l’YMCA invece?

Parallelamente a tutto ciò nel 2007 ho iniziato ad andare all’YMCA, al campeggio, per divertimento, dove anche lì mi hanno insegnato i veri valori della vita. Stavamo due settimane e lì si capisce cosa significa stare in comunità. C’era una situazione completamente diversa rispetto a tutto quello che vivevo a scuola.

 

Nel 2017 sono diventata leader per la prima volta ed anche lì è stata una svolta perché sono riuscita a superare molti limiti che mai avrei creduto di riuscire a superare, perché passando molto tempo con i ragazzi riesci a liberarti di molte cose che hai dentro. Vedendo che loro ti ascoltano, che sono interessati a quello che dici, che magari ti prendono come modello, è molto liberatorio. Io l’ho visto anche lì quando ho parlato delle mie esperienze: ogni volta che raccontavo tutto quello che ho vissuto loro mi iniziavano a guardare con occhi diversi tant’è che poi ogni volta che ci lasciamo dopo le due settimane mi ringraziano sempre per tutto quello che ho trasmesso loro, per tutte le emozioni positive e ogni anno anche per me è lo stesso, mi “distruggono” emotivamente perché anche io mi affeziono tantissimo a loro.

Ci sono dei momenti in cui vorresti mollare o lasciar perdere?

Fare volontariato è un impegno tosto, ma non è come un impegno lavorativo, di scuola o di università. ll volontariato è un impegno diverso, che ti fa bene, che ti rende felice. Io quando torno dall’YMCA dopo le due settimane sono distrutta, sono stanca morta, anche perché si fanno sempre le ore piccole per organizzare tutto, però io l’energia non l’ho mai persa. La stessa cosa mi succede con Operation Smile. Io seguo i ragazzi sia prima che dopo l’operazione. Magari fai tante ore lì in ospedale però sai che quado torni a casa sei stanca, ma dentro hai un senso di felicità e di gioia, perché sai che hai fatto del bene, perché sai che le persone torneranno a casa con qualcosa che tu gli hai trasmesso. Ti ringrazieranno ed io ringrazio anche le persone che mi fanno vivere queste emozioni perché io adesso senza certe persone, come anche i campeggisti dell’YMCA, non sarei così aperta…non sarei così.

Più ragazzi fanno volontariato e meglio è, perché anche se è un impegno importante che prende molte ore della tua vita, è una cosa che ti riempie il cuore di gioia…e ne vale davvero la pena. Da quando ho scoperto questo mondo penso di non andarmene più, ho scelto la mia facoltà proprio per questo, per poter andare in missione internazionale ed aiutare quante più persone possibili.

*Sara Fiori

Italiani bella gente

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There is 1 comment on this post
  1. Sergio Aurelio
    febbraio 10, 2019, 11:29 am

    Bellissima testimonianza

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